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Vinitaly, sostenibilità e ambiente le nuove frontiere del vino: il Sole 24 ore parla di VIVA e della neo-certificata Enoitalia

Pubblicata da Opera il 11/05/2019

Enoitalia festeggia a Vinitaly, con un evento dedicato, la certificazione VIVA di organizzazione. All’evento hanno partecipato la coordinatrice tecnica del programma VIVA, Fiamma Valentino (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), Lucrezia Lamastra, coordinatrice scientifica (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Daniele D’Ammaro (Università Cattolica del Sacro Cuore). L'evento è stato organizzato con la collaborazione di Paolo Criscione, della rete Vini Sostenibili, nata per volere di alcuni consulenti VIVA, con lo scopo di promuovere interventi in materia di sostenibilità nell'ambito vitivinicolo.

Ne parla anche Il Sole 24 ore, di seguito un estratto dell’articolo “Vino, la svolta sostenibilità contagia i produttori” (9 aprile 2019).

«Quanto costa essere sostenibili? Poco». È quasi sorpreso per la domanda Giorgio Pizzolo, presidente di Enoitalia, 98 milioni di bottiglie di vino prodotte nel 2018. Secondo l’ultimo report di Mediobanca, quella di Calmasino di Bardolino, in provincia di Verona, è la nona azienda vinicola d’Italia, con 182 milioni di euro di fatturato all’anno. A Vinitaly ha portato la nuova linea Terra Venetica di Valpolicella biologico, ma soprattutto ci tiene a parlare di sostenibilità. «Abbiamo scelto questa via non perché ce l’hanno chiesto i clienti – dice- lo abbiamo fatto per noi, perché semplicemente ci crediamo».

È il Vinitality della sostenibilità, quello che si è aperto domenica a Verona. Un tema sempre più caro ai consumatori e che costituisce un po’una terza via, tra l’agricoltura convenzionale e quella biologica. Significa rispettare il territorio riducendo gli sprechi e la chimica, senza però rifiutare i progressi della scienza per aumentare le produzioni su larga scala. Perché per essere sostenibile, un vino non deve essere per forza bio: «Le nostre bottiglie di biologico sono il 15% del totale – spiega Pizzolo- mentre la certificazione di sostenibilità che abbiamo appena conseguito riguarda il 100% della nostra produzione». Significa che Enoitalia ha ridotto le emissioni di gas serra, ha razionalizzato l’utilizzo di acqua, ha diminuito il ricorso ai pesticidi contribuendo anche a preservare il terreno dall’erosione.

La certificazione di cui si parla si chiama VIVA, ed è nata nel 2011 su iniziativa del ministero dell’Ambiente, per misurare l’impatto della viticoltura sul territorio. “Da allora – spiega Sandro Boscaini, patron Masi Agricola e presidente Federvini – le aziende vinicole che l’hanno ottenuta sono 64”. Fin dalla fase pilota, al progetto hanno aderito parecchi associati importanti, da Antinori a Berlucchi, da Tasca d’Almerita alla stessa Masi. Ma ora c’è bisogno di un salto di qualità nel panorama delle certificazioni di sostenibilità. “È da tempo che Federvini lavora accanto al ministero dell’Ambiente e a quello dell’Agricoltura per arrivare a una certificazione unitari. Sul tema della sostenibilità vedo crescere la sensibilità delle cantine e non c’è dubbio che è una tematica che aiuta a vendere. Ma chi non riesce ad essere competitivo anche in altri modi, spesso sulla sostenibilità specula. Per questo vogliamo che ci sia una sola certificazione. Coordinata e seria.”

Sandro Boscaini, con la riflessione proposta da Il Sole 24 Ore si riferisce al lavoro aperto dall’accordo interministeriale sull’armonizzazione del Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI) e VIVA, ora verso lo standard unico di sostenibilità.

Testo parzialmente estratto da Il Sole 24 Ore. L’articolo è scaricabile a questa pagina del sito Enoitalia

 

Emanuele Campostrini e Paolo Criscione presentano la certificazione di organizzazione di Enoitalia. I relatori (da sinistra) Fiamma Valentino, Emanuele Campostrini, Paolo Criscione e Lucrezia Lamastra. 

 

dott.ssa Gloria Luzzani
gloria.luzzani@unicatt.it
Università Cattolica del Sacro Cuore

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