Cosa intendiamo per sostenibilità?
L’industria è sostenibile?
Come gestire la sostenibilità nel mondo globale?
Come misurare la sostenibilità e come comunicarla?
Queste sono le domande sottoposte al tavolo delle imprese durante il pomeriggio di lavoro interattivo nell’ambito della conferenza Fortune Green, svoltasi a Napoli, nella bellissima cornice del Maschio Angioino, il 17 dicembre 2018.
In primo luogo si è lavorato sul trovare una definizione comune e coerente di sostenibilità. Iniziativa apparentemente banale, ma che ha offerto molti spunti di dibattito: tale termine è spesso usato, infatti, in modo assai generico per indicare una moltitudine di concetti, talvolta in antitesi tra di loro.
Il tavolo ha convenuto sulla necessità di prediligere una visione il più possibile trasversale dei temi che compongono la sostenibilità, andando pertanto a considerare i vari aspetti nella loro complessità e interdipendenza. È emersa inoltre l’importanza di ragionare in ottica di filiera piuttosto che di singola azienda, coinvolgendo pertanto tutti gli attori che la compongono, dalla produzione delle materie prime al consumatore.
Proprio la filiera è l’argomento che ha permesso il collegamento con l’industria, spesso considerata dai consumatori la principale fonte di “insostenibilità”.
Questa percezione è particolarmente radicata nel caso dell’agroalimentare, dove la sostenibilità è solitamente collegata a concetti quali la naturalezza e l’artigianalità.
I rappresentanti delle imprese partecipanti al tavolo hanno condiviso la necessità di valorizzare alcuni degli aspetti fondamentali che l’industria offre. Il primo è certamente la maggiore efficienza - intesa come utilizzo di risorse a parità di prodotto o servizio ottenuto – rispetto a soluzioni più artigianali.
Il secondo riguarda la sicurezza del prodotto, assicurata dalla predisposizione di accurati controlli in tutte le fasi della produzione. Un terzo fondamentale aspetto riguarda l’innovazione, che permette di puntare al miglioramento continuo.
Un ulteriore elemento di discussione è stato quello dell’interazione con il mercato globale, del quale non si può, nella maggior parte dei casi, fare a meno. Oggi infatti è sempre più rilevante la necessità di importare materie prime dall’estero, come anche quella di esportare i nostri prodotti nel mondo. Nell’affrontare questo tema, la discussione è tornata sui temi della sicurezza e, in generale, del controllo della filiera che supera i confini e segue le materie prime fin dai luoghi della produzione ovunque essi siano.
Per intraprendere qualsiasi azione di miglioramento, il primo passo è misurare e analizzare la situazione di partenza.
Uno dei metodi più usati per misurare la sostenibilità è l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), che permette di calcolare gli impatti di un prodotto (o di un servizio) lungo l’intera catena produttiva. I risultati degli studi LCA vengono svolti normalmente per mezzo di indicatori ambientali: tra questi il più utilizzato è la carbon footprint, che permette di quantificare le emissioni di gas serra, responsabili del cambiamento climatico, in massa di CO2 (equivalente).
Pur essendo un indicatore molto diffuso nella comunicazione ambientale, il tavolo ha condiviso che la carbon footprint non dovrebbe essere utilizzato come unico metro di misura della bontà ambientale di un prodotto, soprattutto nel caso di sistemi molto complessi. In questi casi, infatti, vi è il rischio di ottenere una percezione falsata e parziale della realtà: si pensi, ad esempio, all’energia nucleare, che pur avendo emissioni di gas serra estremamente ridotte, non viene solitamente annoverata tra le fonti energetiche “sostenibili”.
Per ovviare a questo problema è necessario utilizzare metodi di misura che permettano di mettere in relazione indicatori differenti, come ad esempio i programmi VIVA e Made Green in Italy avviati dal Ministero per l’Ambiente e per la Tutela del Territorio e del Mare.
I risultati della discussione e dei lavori del tavolo sono stati presentati, il giorno successivo durante la Prima Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, al Ministro Costa e alle autorità intervenute.
Ing. Massimo Marino
marino@studiolce.it
Studio LCE